Alla parola “monotonia” diamo quasi sempre un significato negativo. Anche in estetica. Eppure artisti notevoli e spesso grandi l’hanno eletta a musa. La loro opera si gioca tutta su pochissimi caratteri tematici e formali. Restano inchiodati a un’ossessione, oscillano tra gli stessi poli. Se il nocciolo poetico è solido, e inconfutabile come un’impronta digitale, allora la serialità può essere feconda. Si pensi a Giorgio Morandi, o a Sandro Penna.[Continua a leggere su Il Foglio]
