L’ultima sosta (uscito su Le parole e le cose)

A letto. “St…stiamo a…ancora un…po’ qui?”, mormora lui con la faccia nel cuscino. “Che ora è?” fa lei, “Aspetta, accendo…Oddio, già le nove!”. Al di là degli scuri accostati è già chiaro, è vita, è giorno, si sente il traffico.

Via le coperte, giù dal letto, lui di là, lei di qua, e il letto resta grandiosamente spalancato. Lui, in mutande e canottiera perché detesta i pigiami, va in cucina a bere il primo bicchier d’acqua – oggi dicono che bisogna bere, bere, acqua s’intende – e lei va in vestaglia a vedere se c’è qualcosa per lei sull’email. No, niente. “Cafferino?” chiede lui dalla cucina. Lei non risponde. Ovvio, come sempre. “Perché non ri…sp…ondi?” Ovvio, come sempre, cafferino e crostino con la marmellata.

Poi lui si veste e le chiede di verificare se ha messo dritto il cappuccio della felpa che gli ricade sulle spalle. Dopo un’altra sosta in bagno uscirà a prendere i giornali – gli fa solo bene, no? E lei? Aspetta che lui torni coi giornali. Adesso lui prende Repubblica e Domani, e Repubblica del venerdì ha perlomeno il supplemento, ma dov’è la differenza coi miserabili telegiornali? Menomale che la domenica c’è anche Il Sole. [La lettura del racconto continua su Le parole e Le cose]

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