
Non ho misericordia di me stessa,
E non ho niente che mi abbracci dentro.”
Un centro da riempire di abbracci, di madri, di padri.
Assenze che si scompongono nella purezza di una ricerca stilistica.
Immagini che segnano il quadrato vuoto e dentro la forma geometrica perfetta c’è l’Io.
Un Io che assume sembianze differenti, si perde immergendosi nei ricordi, si confronta con ciò che è stato.
Lucido e implacabile il verso in una rappresentazione plastica che si avvicina alla prosa. [continua a leggere su Casalettori]