Il desiderio, e non la disperazione, sembra essere il motore della parola poetica. E il desiderio si configura prima di tutto in una sorta di nomadismo continuo, quasi picaresco: nomadismo spaziale e geografico, perché questa è anche una poesia in movimento, percorre l’Europa da Londra alle ‘Fiandre fatali’ a Mosca, oltrepassa gli Urali, si addentra nella Russia asiatica, giunge alla Siberia, nomadismo mai pago di nessuna meta e tutto teso al suo nervoso movimento di scoperte e ripartenze, delusioni e nuovi slanci; ma anche nomadismo temporale e culturale, che consente all’autrice di spostarsi velocemente dall’oggi al passato più o meno distante (dalla Guerra dei Trent’anni, poniamo, a Stalingrado), dialogando con personaggi scomparsi e con maestri defunti, e di chiamare a sé, come compagni di strada, i nomi più cari e più distanti. Però il nomadismo investe più sotterraneamente la stessa parola, il suo costante essere in movimento attraverso il ritmo e la sintassi: ritmo e sintassi piani, comprensibili, persino tradizionali (come il ricorso alle misure canoniche, alle rime), argini necessari e voluti per indirizzare il flusso del desiderio che percorre le sillabe, trasformando ogni singola parola in accampamento provvisorio, in ‘parola-tenda’, il ‘Zelt-wort’ di Paul Celan esplicitamente ricordato in Compagni corpi.
Dall’introduzione di Fabio Pusterla a E io che intanto parlo
A morte Talleyrand (pref. di N.Lorenzini), Campanotto, Udine 1993
Compagni corpi – Tutte le poesie 1992-2002, Scheiwiller, Milano 2004, 2 2005.
E tu fra i due chi sei (poesie 2004-2006) Scheiwiller, Milano 2007
L’asso nella neve, Transeuropa Edizioni, 2011.
Quando avrò tempo, Transeuropa edizioni, 2013
L’animato porto, La vita felice, 2015
E io che intanto parlo, Marcos y Marcos, 2016
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Né io né tu né voi, La Vita Felice, 2018
E non si sa a chi chiedere, Marcos y Marcos, 2020

L’aria è una, Einaudi 2022